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Urban Girls #5 – La Pazz : “Female rap? Esiste il rap e basta, non c’è distinzione di genere”

Urban Girls is going crazy … con La Pazz!

Quando Cherry mi ha proposto La Pazz per Urban Girls avevo inizialmente pensato di creare solo il classico post slide su di lei. Questa ragazza Toscana, che ora a vive a Bologna se non sbaglio, è una delle voci più talentuose che ho sentito nell’ultimo periodo.

Mi sono ascoltata quasi tutto quello che ha pubblicato e mi sono innamorata del disco Flusso di Coscienza che ripropongo qui sotto. Si tratta di un album uscito nel 2023, seguito da un piccolo Ep di tre brani da poco uscito e disponibile solo su Bandcamp.

Ho fatto avere qualche domanda in classico stile Urban Girls a La Pazz. E, ricevendo le risposte, ho avuto la conferma che non è solo una brava rapper con skills liriche e flow, ma siamo di fronte a una donna e a una testa Hip Hop che il supporto lo merita davvero.

Poche slide per lei non bastano.
Forse nemmeno Urban Girl per lei basta per tutto quello che si sente che ha da dire.

A livello tecnico non ha nulla da invidiare a tanti nomi che si leggono in giro. E non parlo di un confronto fra donne. Ma di un confronto alla pari e al di là del genere.

La Pazz è un concentrato di follia. Un flusso continuo di pensieri. A volte belli, a volte meno belli. La Pazz è speranza, motivazione e … stile. Cazzo se è Stile.

Buon ascolto e buona lettura. Venite sul nostro IG a supportare!

Hai un bel nome peperino. Puoi dire ai lettori di Urban Girls chi è La Pazz?

Classe 90, sono cresciuta a Montale in provincia di Pistoia. Mi sono avvicinata alla cultura Hip Hop ballando breaking nel 2004 ed ho sperimentato tutte le discipline.

Mi piace trasmettere gli strumenti che conosco: Insegno locking dance, tengo laboratori di rap, uso le discipline dell’hip hop all’interno dei centri giovani e delle comunità per le persone giovani ai margini ed organizzo eventi.

Sono amante delle connessioni vere e delle situazioni genuine come le Jam, la pizza insieme dopo un evento, il freestyle fuori da un pub, i pigiama party dove si balla si produce o si screccia fino alla mattina, beccarsi con gli mcs e scrivere inaspettatamente una traccia in 20 minuti e registrarla al volo.

Per anni sono andata all’Hip Hop Kemp e ricordo che mi è scattato qualcosa dentro, pensavo “cavoli chissà com’è essere una mc” poi mi sono fatta coraggio e finalmente nel 2015 ho iniziato a scrivere le prime rime e non mi sono più fermata.

Sono stata la nemica numero uno di me stessa: avevo paura di esprimermi non solo davanti ad un pubblico, ma in cameretta con i miei amici mentre provavano le loro tracce, la mia voce era completamente bloccata.

Ho fatto un percorso lungo e faticoso per sconfiggere la mia forte insicurezza: odiavo stare al centro dell’attenzione e tutte le persone intorno a me erano più brave, sentivo di non valere abbastanza.

Ho capito che questa insicurezza è stata e tutt’ora è la mia forza, perchè rifletto molto a come dire le cose, i messaggi da trasmettere e mi sono sempre allenata tantissimo per perfezionare questa arte e sopra il palco esplodo in energia pura.

Credo che ad oggi ci siano tropp3 rapper e poch3 Mcs.

Per quanto mi riguarda andare ai concerti è come andare a scuola, infatti ho visto tantissimi live e questo è un elemento fondamentale che mi ha aiutata a crescere come Mc: vedere come le persone usano la tecnica del rap, come si muovano sul palco, ma soprattutto imparare l’arte dell’Mcing nella sua totalità, come interagiscono col pubblico e come fanno a fare hype, e questa arte non la impari da chiunque.

Ma come mai proprio il nome La Pazz?

Quando ho iniziato a ballare mi chiamavano Ale the Crazy o La Pazza per la mia energia esplosiva. Ho deciso di chiamarmi La Pazz per onorare le mie origini toscane e napoletane, inoltre rappresenta molto il mio mood tra follia ed introspezione: pazza/paz = pace in spagnolo.

Come vivi l’essere donna in un contesto che è da sempre prettamente maschile?

Sono stanca di non avere le stesse opportunità di un uomo, e sono stanca di questo argomento.
Spesso mi sono sentita invisibile e tutt’ora mi sento minacciata da dinamiche di potere maschili
normalizzate che non danno spazio e valore alle donne.

Nonostante la maggior parte dei miei colleghi non mi supporta io faccio il mio, ho il mio riscatto personale e presto ce lo avremmo tutte.


Sono felice che stia crescendo una rete femminile sempre più consapevole e forte, stiamo creando
il nostro luogo sicuro all’interno della scena dove ci si possa sentire bene mentre ci
autodeterminiamo.

Rappresentando sproniamo altre ragazze a farlo, dobbiamo essere fiere dei
passi avanti che facciamo, forse sono i maschi che dovrebbero farne qualcuno indietro, essere gli
uni a fianco delle altre percorrendo la stessa fottuta direzione. “Each One Teach One” … c’è
spazio per chiunque.

Ascoltando i tuoi pezzi e dischi come Flusso di Coscienza uscito nel 2023 si percepisce che sei più che genuina e autentica. Rappresenti con un rap pulito e molto lontano da quello che spesso si sente in giro. Qual è il motivo per cui tu fai rap?

Ho iniziato a scrivere perché avevo qualcosa da dire, confidando le mie emozioni più profonde e sincere al foglio urlavo al mondo il mio punto di vista, e così è tutt’ora.

Scrivo per trasformare il mio dolore in qualcosa di creativo ed avere qualcosa di bello legato a brutti momenti della vita, scrivo perché magari le persone si possono rispecchiare in quello che dico, per diffondere i miei valori e per portare luce dove non c’è, col tempo ho imparato a scrivere anche per divertimento.

Cerco di evitare condizionamenti su come viene solitamente usata la tecnica del rap, voglio essere originale usando un linguaggio semplice e spontaneo che risuona con quello che sono davvero.

Ascoltare la mia musica è come fare un viaggio dentro di me e mentre sciolgo il mio nodo in gola cerco di arrivare dritta alla coscienza della persona che mi sta ascoltando, è un’occasione per seminare qualcosa di costruttivo non la voglio sprecare dicendo cazzate.

Tornando al discorso di prima … credo che una domanda del genere su Urban Girls sia essenziale. Sei mai stata discriminata nel rap o nella vita privata per essere donna?

Siamo discriminate quando viene fatta la distinzione “female rap” : esiste il rap e basta, non c’è distinzione di genere, continuiamo a parlare delle donne in quanto diverse, sebbene numericamente inferiori siamo abbastanza e vogliamo essere rispettate, valorizzate e normalizzate.

Nell’ambito del rap mi sento discriminata quando esco con un nuovo album o video e nessun magazine fa un articolo a riguardo, mai, mentre per i colleghi maschi non è così.

Mi sento discriminata quando mi chiamano a fare un live in un evento con 20 rapper uomini e siamo due donne (se va bene) mentre chi organizza pensa di aver dato il loro contributo per salvaguardare “le quote rosa” della scena.

Oppure quando dedicano un evento alle donne definendolo “tutto al femminile” pensando di valorizzarci e quando gli stessi organizzatori fanno un evento dove chiamano solo uomini non danno la definizione “evento al maschile”.

Mi sento discriminata quando una sister pubblica i video o foto in cui mostra la sua arte e viene considerata pochissimo dagli uomini della scena e poi pubblica la foto del suo culo e tutti le mettano il like, sfigati. E soprattutto quando l’immagine della donna viene utilizzata nei flyer o nelle copertine degli album e poi artisticamente vengono escluse.

Nascere donna ti può complicare la vita in ogni aspetto. Mi sono sentita svantaggiata dal primo momento in cui ho iniziato a ballare perché i miei genitori non volevano mandarmi ad allenare “perché le brave ragazze non stanno per strada” anche dopo i miei 18 anni.

È stato molto frustrante dover perennemente litigare per un qualcosa che mi faceva stare bene. Le persone mi venivano a trovare da fuori per allenarci ed i miei non mi facevano uscire, imbarazzante.

Giravo l’Italia raccontandogli una marea di bugie, non avevo la forza di sopportare queste dinamiche quotidianamente e solo quando sono andata a vivere da sola ho potuto prendere in mano la mia vita, le litigate sono finite dopo oltre 10 anni quando hanno provato a capire ciò che stavo facendo e adesso ho la loro stima.

Mi commuovo a scrivere queste cose, ne ho sofferto tantissimo e per lunghi anni, ed invidio molto le persone più o meno giovani che hanno sempre avuto il supporto della famiglia per quanto riguarda il loro talento, è una cosa bellissima e per niente scontata, e cambia tutto, soprattutto il modo in cui una persona si sente con sé stessa nel mondo.

Argomento tabù. Siamo nel 2025 e il sesso dovrebbe ormai essere sdoganato se riferito alle donne. Qual è il tuo pensiero?

Il mio ultimo Ep, attualmente fuori su Bandcamp, si chiama Fammi Girare è uno storytelling di tre
tracce: il corteggiamento, l’innamoramento e l’intimità.

Ho voluto scrivere cosa è per me una relazione sana normalizzando il fatto che una donna desideri fare sesso e durante i live è un pretesto per parlare di consenso e sparare qualche concetto sull’educazione sentimentale dato che ce n’è davvero tanto bisogno.

Stai lavorando a un nuovo disco? Ti va di fare uno spoiler a Urban Girls?

Sono perennemente in fase di lavorazione, la scrittura è una fedele compagna di vita: chiudere nuove tracce e provarle per ore in camera e poi registrarle è un modo per portare soddisfazione all’interno delle mie giornate, sono intollerante verso il sistema quindi trasformo in creatività il mio malessere, è così che mi ricarico di energia buona.

Sto lavorando ad un nuovo album, affronto tematiche che mi stanno a cuore: introspezione, denuncia sociale, hip hop, questioni di genere.

Sarà il terzo album, il primo da solista e sto seguendo il flusso, a volte scrivo tre tracce in una settimana altre sto un mese senza scrivere, è un vero e proprio viaggio e arriverà a destinazione quando si sentirà maturo abbastanza da farsi ascoltare.


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