Su Sennori, Lord J racconta la Sardegna. Intervista

“Su Sennori“, Ep di Lord J, esce proprio oggi, lunedì 28 aprile, nel Sa die de sa Sardigna, il giorno della Sardegna: festa che vuole ricordare la sommossa dei vespri sardi del 28 aprile 1794.
La data scelta per la pubblicazione, 28 aprile, sancisce il legame che c’è fra l’artista e la Sardegna.
Dopo aver anticipato il progetto nei mesi scorsi con l’omonimo singolo Su Sennori e Faulas, Lord J propone l’intero progetto di sei brani interamente prodotti da Milvio.
“Su Sennori” è un susseguirsi di emozioni, storia, folclore e sapori che raccontano la terra Sarda. Usanze, modi di dire, omaggi, ballate tipiche, costumi e tradizioni scorrono all’interno di un progetto che musicalmente è unico nel suo genere.
“Su Sennori“, con un tappeto sonoro tipicamente rap, miscela il boom bap classico a drill, trap e contaminazioni folk dando vita a un prodotto cross over moderno e originale.
In questa intervista abbiamo cercato di esplorare il mondo di Lord J e capire di più sul progetto.
“Su Sennori”. Qui c’è davvero tanta Sardegna e, ovviamente, noi de IlRappuso non possiamo che esserne felici. Mi presenti in generale il tuo nuovo Ep?
L’ep è una raccolta di sei brani, divisi in due fasi: i primi tre hanno delle sonorità più rap, ma con gli strumenti Sardi, gli ultimi tre sono ancora più immersivi nel folk e nella tradizione.
Come da due anni a questa parte sono tutti in lingua Sarda e con grandi influenze Sarde in molti suoni oltre che per i classici strumenti a fiato come le launeddas e su sulitu (il flauto Sardo).
Ho voluto dei featuring che potessero arricchire il mio lavoro personale con dei cori che ricordassero la Sardegna, mentre per il rap ancora sta volta ho deciso di continuare la missione da solo.
L’unico produttore è Milvio che ha seguito tutto questo processo di creazione sperimentale.
Quanto è importante per te che la Sardegna sia conosciuta in tutti i suoi aspetti?
È importantissimo perché c’è davvero tanto da raccontare e ho notato che spesso i primi a perdersi molti passaggi sono i Sardi stessi.
Se noi non ci crediamo per primi in questa valorizzazione, le persone non Sarde non possono prenderci sul serio, tranne quelle che già sono acculturate o sono molto curiose, persone che vengono qui tutti gli anni e conoscono più posti o curiosità di certi Sardi stesso, che si accontentano delle solite cose perché non escono dalla zona comfort, o spesso non sono interessate e lì non ci si può fare niente.
Cosa rispondi a chi dice che un prodotto del genere totalmente in lingua sarda è limitante?
Rispondo che non può saperlo, perché non ci sono mai state troppe persone che cercassero di valorizzare la Sardegna in questo modo; quindi, rimane una cosa sempre abbastanza nuova.
Ovviamente rispetto e stima per tutti i rappers e i gruppi che l’hanno fatto prima di me, ma infatti non sono stati tanti, tanto meno in questo periodo.
Inoltre, io sono sicuro che la lingua Sarda suoni bene e diversa da tutte le altre lingue minoritarie (con cui spesso non ci si pongono tutti questi problemi) quindi invito a darle una possibilità con fierezza.

Il tuo genere di partenza è il rap. All’interno di “Su Sennori” ci sono tantissime influenze della nostra terra. Che valore aggiunto da tutto questo a un prodotto Hip Hop?
La territorialità, parlare del posto di provenienza, usanza fondamentale dell’hiphop.
E io sto cercando di farlo al massimo non fermandomi agli stereotipi ma raccontando tutto quello succede qui, nel bene e nel male, dimostrando anche che vivo a pieno questo posto.
Faccio una piccola deviazione politica e sulla società. Quali sono, secondo te, i problemi che abbiamo in Sardegna?
Parlo di questo argomento in “Sardigna Natzioni” brano dell’anno scorso, ma anche in 28/04 e Nanneddu Meu se vogliamo.
I problemi molti di noi li sanno perché sono gli stessi da molto tempo: la sanità è carente e pure gli spostamenti sono un bel guaio.
Poi ci sono tanti altri argomenti che mi limito a citare per adesso come la speculazione energetica e la militarizzazione dell’isola.
Spesso, ma grazie a Dio non sempre, la Sardegna viene additata con dei pregiudizi. Tu ad un certo punto, in Malus, parli indirettamente di questo e di “ospitalità”. Nel tuo caso, da cosa è nata l’esigenza di scrivere questo testo?
L’esigenza di scrivere questo testo c’è stata perché siamo sempre stati additati come rozzi, ma dietro un aspetto o dei modi di fare apparentemente duri, la maggior parte delle volte ci sono persone accoglienti e cordiali.

“Su Sennori” lo hai pubblicato oggi, il 28 aprile. Puoi spiegare per i non Sardi cosa rappresenta questa scelta?
Il 28 aprile è “sa die de sa Sardigna” (la giornata della Sardegna) per ricordare una rivoluzione contro gli oppressori, e io con questo Ep e con la mia musica sto cercando di fare una rivoluzione a modo mio, perché questo è il mezzo che ho per esprimermi.
Il progetto è accompagnato anche da un bel set fotografico realizzato dalla fotografa Aletta. Puoi spiegarci cosa volevate rappresentare e come mai avete scelto foto di questo tipo?
Le foto di Aletta e, in generale tutto il materiale visivo attorno a me, è quello che rappresenta me e la mia isola, stando dentro ai miei gusti e ai miei scenari preferiti, quindi spesso in mezzo a montagne, paesi, siti archeologici dell’epoca nuragica e natura.
Domanda conclusiva: un progetto come questo, secondo te, può piacere ai non Sardi?
Può piacere eccome perché ricevo tanti bei feedback sia online che nei live, sia da persone “Italiane” sia da persone non Italiane.
Ed è una grande soddisfazione, perché non capendo la lingua a prescindere si fanno trasportare dalla musicalità.