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MezzoSangue è Viscerale: un disco di pancia che parla alla testa

Un concept non concept: MezzoSangue torna con Viscerale

MezzoSangue con Viscerale si mette a nudo come mai prima d’ora. Dopo il compleanno al MONK, i dieci anni di Soul Of A Supertramp e l’uscita di Musica Cicatrene a dodici anni da Musica Cicatrene Mixtape, l’artista torna con il suo V album: VISCERALE. Un disco all’insegna della libertà, dell’autenticità e, appunto, della visceralità, quella che comprende solo chi vive le cose in questa maniera. Viscerale, come lui stesso ha definito, è profondità in altezza. La sua arte affonda le radici nel dolore, nella verità nuda e cruda. Ma da lì prova a creare qualcosa che si eleva, che ha uno scopo, un messaggio, una luce. Un’arte che trasmette forza.

Ma MezzoSangue è viscerale dal giorno zero

Da sempre, in lui, è chiaro il rifiuto per la superficialità e la volontà di restare ancorato a un’autenticità profonda. Dal suo esordio con Musica Cicatrene, MezzoSangue ha scelto la profondità come cifra stilistica. A diciott’anni già raccontava, con cicatrici sulla pelle, un mondo vissuto nel buio. E non è cambiato. Viscerale è l’espressione di una necessità profonda, quella di restare fedele a sé stesso, lontano dalle finte apparenze che dominano la società. Ora, però, l’artista appare più sicuro, libero dalle catene e dalle aspettative autoimposte in passato, ma anche da quelle imposte dagli altri.

Sebbene non sia nato con un concept prestabilito, l’album ha preso forma in sessioni e collaborazioni diverse, finendo per raccontare un’unica storia: quella di MezzoSangue, viscerale in ogni gesto e cosa, “anche quando non ha senso esserlo”. Viscerale è disponibile dal 4 aprile per The Wolf Label e Columbia Records, in formato fisico e digitale, “ovunque ascolti musica”.

Ad incorniciare questo bellissimo quadro sono state le produzioni magistrali del fidatissimo Peppe (G-Laspada), di Mr.Monkey, Yazee, Jiz e Verano, fatta eccezione per l’ultima traccia, prodotta da MezzoSangue stesso.

“V”, il reel enigmatico con cui MezzoSangue ha annunciato l’uscita del disco

Nel video di annuncio, intitolato “V”, si vede l’artista rialzarsi da un incidente in moto. Accanto a lui, un orologio e la scritta “2 COR”, con riferimento al quarto capitolo della seconda lettera ai Corinzi. Un passaggio che introduce il cuore tematico dell’album: la rinascita spirituale, la luce che emerge dalle tenebre.

Per chi si stesse domandando del come mai un riferimento biblico così esplicito, la risposta è anche nella traccia 11 del disco, Stupido in cui denuncia un mondo che tende a semplificare e incasellare tutto ciò che è profondo e complesso (la creazione, la fede, l’identità), perdendone così l’essenza. È una riflessione sull’incapacità contemporanea di accogliere il mistero e l’intangibile. Un flusso lirico potente e introspettivo che riflette sull’assurdità, la contraddizione e la ricerca di senso nella condizione umana. È denso di significati filosofici, spirituali e sociali, con il tipico stile del rapper romano: liriche taglienti, visione esistenziale e una forte spinta emotiva. Ma la spiritualità ha sempre accompagnato l’arte e la persona di Mezzo, soprattutto in Sete.

Tornando a “V”, in questo viaggio, la ferita diventa un luogo sacro, l’ombra è una via di passaggio, ma non un rifugio. “Metti che riesci a amare chi sei?” è la domanda che attraversa il cuore del disco. È un interrogativo che scuote e invita all’introspezione, al confronto con il proprio lato oscuro.

In apertura, MezzoSangue richiama esplicitamente i suoi dischi precedenti: Musica Cicatrene, S.O.S., Tree, Sete. È una sintesi artistica che celebra il percorso compiuto: ora è pronto a superarlo e a coglierne l’essenza nel complesso. Un percorso che si riflette in qualche modo anche nell’evoluzione simbolica del passamontagna: prima nero, poi bianco, ora rosso.

Il processo alchemico che accompagna quello interiore

Per gli alchimisti, il rosso è il colore della rubedo, la fase finale della Magnum Opus: l’unione tra bianco e nero, tra luce e oscurità, tra spirito e materia. È il compimento di un processo di trasformazione, la chiusura del cerchio, la nascita del rebis, l’essere androgino che incarna l’equilibrio perfetto. Se la nigredo corrisponde al corpo fisico e l’albedo all’anima, la rubedo rappresenta lo spirito, la parte più alta e luminosa dell’essere umano.

Questo percorso simbolico si riflette in modo potente in Viscerale che, fin dal titolo e dalla narrazione visiva, dichiara la volontà di portare alla luce ogni frammento di sé. In V, l’artista indossa una maschera bianca bucata: un segno visivo che richiama la fusione tra bianco e nero, albedo e nigredo. Ma è nel gesto finale che avviene il vero passaggio: per la prima volta MezzoSangue si toglie la maschera, simbolo della sua identità artistica, per rivelare qualcosa di più profondo e personale.

Sulla copertina dell’album, lo vediamo seduto su un divano, in una stanza luminosa che affaccia sul verde. È ritratto di profilo, con il suo cane accanto. Il volto resta nascosto, ma la maschera giace sul tavolo: non è più necessaria. Non si tratta di uno svelamento totale, ma di un gesto carico di significato: mostrarsi a sé stesso con autenticità, accettando ogni sfumatura della propria complessità con una serenità inedita.

Kenny Wells: forse il tempo è solo qui e non chiede di essere altrove

Il percorso alchemico continua anche in Kenny Wells, quarta traccia del disco e vero punto focale della narrazione. Il brano è ispirato al film Gold – La grande truffa, e racconta una dimensione fatta di inganni, cadute e lotte interiori, dove il riscatto personale è difficile ma necessario. Il video si apre con una scena simbolica: MezzoSangue si schianta contro una versione di sé stesso con un passamontagna rosso, colore della rubedo. L’incidente è tanto fisico quanto spirituale: rappresenta l’incontro violento, inevitabile, con la parte più elevata di sé.

Nel corso del video c’è una lotta interna tra ciò che ancora trattiene e ciò che vuole emergere. Ma proprio questo conflitto sancisce il cambiamento: è solo attraverso lo scontro e la crisi che può avvenire la rinascita.

Mezzo non si identifica in Wells, l’uomo ossessionato dall’oro e dalla truffa, ma piuttosto nella figura del cercatore: colui che continua a scavare anche quando non vede nulla, spinto da una fede cieca che qualcosa emergerà. Di Wells trattiene solo il senso della “truffa” – quella tensione costante tra ostinazione e illusione – in cui anche le buone intenzioni rischiano di portare alla follia. Tuttavia, il messaggio resta chiaro: nonostante tutto, bisogna insistere, esistere, essere.

Alla fine del video, un fuoco ardente domina la scena. In questo contesto, le fiamme non rappresentano distruzione, ma trasformazione. Come una fenice, MezzoSangue rinasce dalle ceneri. Il passamontagna bianco e nero viene gettato via: ciò che era, ciò che è stato, può ora bruciare per fare spazio a ciò che sarà. Il ciclo si chiude, ma solo per poterne aprire un altro.

Il video V, non incluso nel disco, funge da scena finale di Kenny Wells e chiude simbolicamente il progetto Viscerale. È il momento in cui la rubedo è ormai compiuta. Dopo lo scontro, resta solo la consapevolezza. Un nuovo equilibrio. Una nuova versione di sé.

“La loro fame è viscida, la mia fame è viscerale”

Il disco si apre con la title track e una dichiarazione forte: La loro fame è viscida, la mia fame è viscerale!

Un brano che è un flusso autodistruttivo ma, al tempo stesso, rigenerativo. MezzoSangue si muove in equilibrio precario tra ego e coscienza, scavando a fondo nella propria interiorità mentre lancia uno sguardo critico, tagliente e lucido sul mondo che lo circonda. Le immagini sono potenti e intrecciano riferimenti religiosi, sociali, politici e filosofici. Il linguaggio è crudo, sincero, simbolico: ogni barra diventa un campo di tensione tra oscurità e verità, tra denuncia e consapevolezza. Qui, mi permetto di riprendere le sue parole e di dire che si è tolto qualche sassolino da Sete, criticando quella superficialità che molto spesso caratterizza lo sguardo del pubblico.

Merge et libera: non più “divide et impera”

In Merge et libera, MezzoSangue scatta letteralmente una foto dell’epoca, quella degli ‘odiens’, ovvero di chi odia, alludendo alla parola ‘audience’, ma con un significato rovesciato. Qui Mezzo smonta il mito della libertà moderna, svelandone la deriva individualista e consumistica. Attraverso un viaggio lucido tra decenni di trasformazioni sociali e mediatiche, racconta come il corpo, il sesso, i ruoli di genere e le relazioni siano stati progressivamente mercificati e svuotati di senso. L’odio, l’isolamento e la confusione emergono come effetti collaterali di una falsa emancipazione. Il latino del titolo rovescia l’antico “divide et impera” e propone un’alternativa: unisci e libera. È una critica feroce ma anche un appello al coraggio di pensare, di dire, di tornare umani.

MezzoSangue è viscerale, Roma è viscerale: le collaborazioni

Idiocracy ft. Gemitaiz

Con Gemitaiz attacca senza peli sulla lingua la scena e, come ci tiene a chiarire fin dall’inizio del brano, torna per riprendersela, perchè sa di avere un posto riservato al suo interno, e chi può negarlo? Uno di quegli artisti che non si è mai ridotto a rendersi uno zero per un po’ di zeri. Uno di quegli artisti per cui l’amore per la musica è viscerale. Viscerale è il sentimento verso le persone che hanno creduto in lui dal giorno zero. E lo è anche il riconoscimento per chi questa roba ha contribuito a crearla.

È infatti da brividi la barra al secondo 00:38 dedicata a Primo Brown. Io personalmente ci ho messo qualche minuto prima di procedere con l’ascolto del resto del disco e sono andata prima a riascoltarmi Il cuore e la penna. È ancora più forte, poi, sentire questa barra in una traccia dove MezzoSangue è accompagnato da Gemitaiz, altro rapper che non ha mai smesso di ricordare e riconoscere la grandezza di David. Roma suona forte, e il primo featuring del disco lo ribadisce forte e chiaro: ha vinto il rap, nonostante tutto!

Valzer ft. Nayt

In “Valzer” con Nayt ci troviamo davanti ad un brano intenso e provocatorio, in cui l’arte del campionamento viene usata per creare un contrasto emotivo tra il passato e il presente. Partendo dal celebre “Non ti lascerò” di Orietta Berti, i due artisti esplorano la gelosia e le dinamiche distruttive in una relazione. La scelta di campionare un brano così iconico dà vita a un cortocircuito, dove l’amore diventa un’ossessione morbosa e possessiva.

MezzoSangue dipinge un quadro di gelosia patologica, mettendo in scena una lotta tra desiderio e controllo, mentre Nayt ribalta la prospettiva, porta dentro la voce del “tu”, rendendo il valzer una danza a due tra controllo e bisogno, rabbia e fragilità. Il gioco tra maschile e femminile diventa chiave: entrambi i personaggi si muovono nello spazio stretto di una relazione malata, dove amore, ossessione e insicurezza si confondono. Il risultato è un brano potente e disturbante, che racconta con lucidità poetica quanto possa essere tossico cercare di controllare chi si ama senza prima aver imparato ad amare se stessi. Il risultato è una canzone che trasforma la classica ballata d’amore in un racconto cupo e tormentato. Con liriche pungenti e un’atmosfera claustrofobica, creata anche dal suono creato da G-Laspada, “Valzer” esprime la complessità dei legami affettivi nell’era contemporanea.

Sai Se feat. Icaro

Una collaborazione stupenda con Icaro, giovane artista romano, classe 2000, anche lui nel roster di The Wolf Label. Una melodia struggente su produzione di Jiz, con una voce altrettanto struggente di Icaro e delle barre che arrivano dritte dalla pancia di Luca. Il brano riflette sul complottismo e sulle conseguenze che ha sulla società. “Sai se” è una riflessione cupa e lucida su un mondo alienante, diviso, manipolato, in cui la spiritualità è l’unico spiraglio di luce. MezzoSangue si conferma voce critica e profonda, capace di unire denuncia e poesia, mentre Icaro aggiunge anima e fragilità. È una canzone che non offre risposte, ma invita ad aprire gli occhi e accettare il dubbio come forma di resistenza.

Flowricoltura: da sempre attaccato a tempo e cultura

Volevamo il rap? Mezzo ci regala la sua flowricoltura! Da sempre attaccato a tempo e cultura, con testi pungenti per chi capace di farli suoi, Mezzo non le manda a dire. In questo disco Luca ha letteralmente buttato fuori tutto ciò che aveva dentro, e questo emerge in ogni traccia di Viscerale.

Love: un interludio a dividere in due parti VISCERALE

1 minuto e 20 di sfogo, tutto d’un fiato, dritto al cuore. “Love” funge da interludio, come a dividere in due il disco, ed esplora l’amore come una forza complessa, che combina piacere e sofferenza, gioia e disagio. L’artista sottolinea l’importanza di guardare oltre le apparenze, concentrandosi sui silenzi, gli intenti e le guerre interiori delle persone. L’empatia è la chiave di tutto.

MezzoSangue viscerale più che mai

Pronoia: quando l’universo cospira per darti il mondo

Pronoia di MezzoSangue esplora temi di crescita personale e destino, utilizzando la paranoia come punto di partenza per una trasformazione interiore. Il titolo, che suggerisce che l’universo cospiri a favore di una persona, si riflette nel testo che tratta delle difficoltà e delle sfide della vita come opportunità di evoluzione.

Le strofe si riferiscono a un viaggio interiore, dove Luca riflette su esperienze dolorose e difficoltà passate che lo hanno reso più forte. L’uso di simboli spirituali, come la Kundalini e la Cabala, sottolinea l’importanza di comprendere e trasformare la propria percezione. Pronoia invita a cambiare prospettiva, affrontare i “forse” e riconoscere che, nonostante le avversità, l’universo potrebbe essere favorevole a chi decide di confrontarsi con esse.

Immobile dal panico: il brano più intimo di Viscerale

Qui Mezzo si mette completamente a nudo e forse in questa traccia più di tutte le altre. Il brano parla della lotta tra desideri, paura e senso di colpa, descrivendo una condizione di immobilità causata dal panico. Emerge però la consapevolezza del fatto che bisogna abbandonare il controllo delle cose per poterle lasciar andare e che quando qualcosa ci fa stare male o non ci piace, soltanto noi possiamo agire per cambiarla.

MezzoSangue esprime la difficoltà di vivere una vita “normale” e preferisce la follia dell’essere se stesso, nonostante le crepe e le colpe che accompagnano questa scelta. Il brano affronta anche la sofferenza come strumento per comprendere la perdita e la crescita.

Vorrei: il “sarcasmo dolceamaro” di MezzoSangue

Qui l’artista gioca con le parole, costruendo una lista ironica di affermazioni che nascondono il loro vero significato. Sebbene sembri parlare di temi come la fama, intesa come pura espressione di talento, o il valore di rincorrere il tempo piuttosto che il vento, in realtà queste dichiarazioni sono il riflesso di un pensiero più profondo e contrario. È come se stesse mettendo in scena un gioco tra il desiderio di dire qualcosa e la realtà che si cela dietro, invitando l’ascoltatore a riflettere su ciò che davvero conta, tra aspettative e contraddizioni. Si chiude con una strofa in cui dedichi degli auguri a colleghi ed amici e da una lunga coda strumentale, quasi come a voler lasciare spazio all’ascoltatore ai propri “vorrei”.

Conclusioni

MezzoSangue ha sempre visto la musica come uno strumento di purificazione, di esplorazione del proprio lato oscuro. Un percorso che, nel corso degli anni, lo ha portato a diventare uno degli artisti più sinceri e profondi della scena rap. Con l’uscita di Viscerale, questa attitudine si è evoluta, ma non è mai cambiata la sua essenza. Ancora oggi, Luca si pone come un narratore della sua realtà, un artista che, con un cuore che batte forte, continua a scoprire e raccontare la verità dietro le sue cicatrici, senza paura di mettersi a nudo. Questa volta, però, si è liberato dalle proprie aspettative e da quelle degli altri. Si è liberato dal giudizio, dai preconcetti, da filtri e freni. Grazie Mezzo!

Viscerale tour

MezzoSangue - Viscerale tour

Michela Motta

Michela Motta, nasce nel '99 in Molise. Laureata in marketing e comunicazione d'impresa, cerca di unire queste competenze con la sua passione per la musica. Si avvicina al Rap all'età di 7 anni con l'uscita di "Tradimento" di Fabri Fibra, per puro caso, non capendone assolutamente nulla. Poco dopo ha cominciato ad appassionarsi all'intera cultura Hip Hop, amandone ogni sfaccettatura ancora oggi.

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