Due Lettere Dopo di Chicoria “parlare solo di vita di strada è riduttivo”. Intervista esclusiva!

Due Lettere Dopo è il racconto della rinascita interiore in un mondo che cade a pezzi nel nuovo disco di Chicoria fuori per Honiro Label.
Come un vero e proprio sequel di Lettere, tra sonorità rap cupe e classiche, l’artista ritorna con la sua penna distintiva e poetica a narrare un sistema controverso, malato, corrotto, senza una via d’uscita e in una vorticosa e quotidiana discesa, ma da cui, in qualche modo, si può uscire migliori.
In questa intervista esclusiva abbiamo avuto il piacere di scavare a fondo nell’intimità di Chicoria.
La domanda mi viene spontanea. “Lettere” è uscito se non sbaglio nel 2016. Oggi invece esce “Due Lettere Dopo”. C’è un collegamento fra i due dischi e un punto di rottura?
Sì, c’è un collegamento tra i due dischi. Infatti, in entrambi vengono portati in rime concetti più introspettivi. In questo secondo capitolo, ho tentato di essere più diretto con il pubblico: alcune canzoni si chiamano Lettera per, proprio perché mi rivolgo a determinati gruppi, che siano persone con problemi di tossicodipendenza o gente totalmente normale che non ha idea di certe dinamiche di vita.
E’ bene che si sappiano queste dinamiche per avere un’idea più realistica delle cose e dei fatti.
Come mai il titolo Due Lettere Dopo?
Il titolo mi suonava bene. Tra l’altro, il disco si intitolerebbe Du Lettere Dopo, in romano giustamente, ma, alla fine, abbiamo optato per l’italiano.

Il disco ha dei contenuti molto forti e intimi. Cosa ti ha spinto a trattarli nel disco e a scegliere proprio questo tipo di concept?
Nei miei dischi precedenti ho parlato spesso di vita di strada. Però, dopo l’uscita del carcere, conoscendo persone differenti e provenienti da realtà diverse da quella di strada, sono conscio del fatto che il mio pubblico si sia allargato e che una buona parte dello stesso sia mio coetaneo o più grande.
Insomma, parlare solo di vita di strada è riduttivo. Quindi, ho voluto trattare tematiche che potessero essere capite in maniera più ampia, con un linguaggio semplice e accessibile, mantenendo la mia natura con il romano.
Ci sono stati dei momenti negli ultimi anni che ti hanno fatto male interiormente e che ti hanno buttato a terra come persona?
Sì, ci sono stati momenti che mi hanno fatto male e mi hanno buttato a terra; e, in generale, devo dire non solo a me. Non viviamo un tempo storico semplice. L’album riflette di conseguenza questo concetto con negatività.
Ad esempio, gli anni del covid in cui i giovani sono rimasti segregati in casa, sviluppando deviazioni e malattie mentali ulteriori. Ne scrivo anche in un’altra traccia che però non è presente all’interno del disco. La negatività è difficile da far capire. Un altro esempio, può essere la paura del futuro che incombe e non la puoi fermare.
C’è un orologio che segna quanto siamo vicini alla fine del mondo e la lancetta si è mossa. Io esprimo questa paura della fine del mondo. Dunque, gli eventi negativi non sono solo personali, ma riguardano tutti noi, e mi sono fatto manifesto di questa negatività.

In che modo noi, come esseri viventi, possiamo cambiare le cose?
Una domanda troppo enorme. In base a cosa possiamo cambiare le cose e da che parte ci mettiamo della frontiera? C’è qualcuno, ad esempio, che vuole cambiare le cose a proprio favore, un nuovo ordine mondiale.
Ma noi la vediamo in modo differente, essendo dall’altra parte della frontiera. Tutto ciò dipende da chi osserva e da che cosa vogliamo che cambi. Io vorrei che fossimo più uniti, anche nelle cose più quotidiane e piccole, senza dimenticare nessuno.
E già questo significa tanto. Nel mio piccolo vado nelle scuole e cerco di parlare ai ragazzi di quello che conta veramente nella vita.
So che per te è importante che il messaggio arrivi in maniera chiara. Che ruolo dovrebbe avere il rap, la musica o l’arte in generale, nel development interiore? Nel lasciare un messaggio, nell’educare?
Secondo me l’idea che l’artista debba educare è una follia, in quanto l’artista nasce libero. Ma è pur vero che tra tutte le tematiche trattabili con la propria arte ci sarà sempre qualcuno che metterà se stesso in una determinata posizione rispetto a chi ascolta, cercando di trasmettere ed educare. Ed è normale che sia così..
Ho una curiosità sulla copertina. Appari dietro alle tende di quelle che sembrano un sipario teatrale. Che significato assume nel contesto del disco?
La copertina è un riferimento al film Casinò di Martin Scorzese. La storia, tratta da un fatto realmente accaduto a Las Vegas, narra di un personaggio a cui viene affidato un casinò che è già in mano alla mafia.
Tra le varie vicissitudini, perde la licenza per essere il proprietario del locale e, ad un certo punto, il proprietario decide di mettere in piedi uno show televisivo.
Mi piaceva l’immagine di una persona che, nonostante abbia violato spesso la legge, potesse aprire una via di comunicazione con il mondo, raccontando ciò che è nocivo e negativo nella società. Il tema è proprio il riabilitarsi e ricominciare, nonostante il vissuto e il passato.

Come hai scelto le collaborazioni di “Due Lettere Dopo”?
Le collaborazioni nascono dalla conoscenza e la stima che ho con le persone coinvolte, per cui avevo un forte desiderio di scrivere canzoni con loro.
Credi che Due Lettere Dopo, per il tipo di tematiche e di suoni, possa attrarre nuovi ascoltatori e andare oltre al pubblico che da sempre ti segue?
Come dicevo in precedenza, penso che il mio pubblico sia differente: dai ragazzi più giovani alle persone della mia età o più grandi. Al netto della possibilità che ci saranno di ingrandire il bacino di utenza, sentivo proprio l’urgenza espressiva e di comunicare.
Oltre alla release digitale ì, saranno disponibili delle copie fisiche di Due Lettere Dopo? Hai già in programma un tour?
Per qualsiasi info in merito al disco fisico e alle mie date live chiedete pure ad Honiro!