Interviste

Il Contagio e Nix raccontano “Tutto è fermo”. Intervista

Il Contagio e Nix amano la musica, il cibo, il vino. I due artisti di provincia, che da anni ormai condividono palchi insieme, propongono oggi un prodotto che è emblema della genuinità. Oggi abbiamo avuto il piacere di fare loro qualche domanda sul disco che esce per la BM RECORDS. Buona lettura!


“Tutto è fermo” è il vostro primo progetto ufficiale insieme come Il Contagio e Nix. Come lo avete ideato? Come avete scelto beats, temi e collaborazioni?

Il Contagio: Tutto è Fermo nasce dalla volontà di avere della musica insieme, nostra, dopo anni a condividere i palchi: noi due al microfono e Dj Menazone in consolle.

Questo Ep è stato costruito intorno alla title track, che vede la collaborazione di livello internazionale di Reks. Non c’è nulla che io debba dire di questo MC, la sua storia parla per lui … Dopo aver avuto l’onore di poter fare una canzone con un liricista di tal calibro abbiamo deciso di non fermarci e di creare un vero e proprio lavoro discografico.

Per quanto riguarda i beats le scelte sono state facili: Attarus, NicoFuzz e Jambè sono i produttori a cui ci affidiamo più spesso. Tra noi c’è stima e amicizia. A loro si aggiunge Dj Fastcut, che è uno dei migliori in Italia, con cui io avevo già collaborato anni fa.

Oltre a Reks, in questo disco appare gente che mi piace un sacco: Fu Kyodo (il che è una benedizione, io sono stato un grande fan di Fuoco Negli Occhi!), Dj Fra 3 C, Dj Lil Cut (Bm Recoooords!), e un botto di gente potente nella posse track finale. Ah, come dimenticare lo skit ridicolo di Jack The Smoker!

I temi … i temi emergono, quando la musica viene fatta in modo genuino, con il cuore, senza pensare di compiacere il pubblico!

Il disco esce con il video di “Angles Morts”. Come mai avete scelto proprio questo estratto come video ufficiale?

Il Contagio: Angles Morts è un pezzo cupo ma anche new school in alcuni suoi patterns. Ho amato da subito il beat di Jambè, su cui ho iniziato a scrivere in strada, in un periodo in cui mi facevo volentieri, per questioni di vita privata, una serie di vasche in auto … Angles Morts, come quel cartello sui camion, hai in mente?

Il pezzo è venuto come volevo, impreziosito da quei graffi d’autore: real struggle e un ritornello di poche parole, straight to the point.

Abbiamo scelto questa canzone perché si prestava ad alcune idee che ci frullavano nella testa a livello di immagine: utilizzare la location del Red, locale in cui ho organizzato eventi per anni; l’uso del buio e della macchina del fumo; le maschere bianche inespressive.

E poi i combattenti: l’aggiunta dei fighters è venuta per il fatto che, appunto, l’angolo morto è quel punto in cui ci sei ma non ti si vede, dove fai a botte con i tuoi pensieri e demoni e ci sei solo tu;

basta una sbandata, magari del destino, e qualcuno può travolgerti senza che tu possa fare nulla perché in quel momento sei un po’ invisibile… un pugno e sei fuori.

Immagino che il disco lo porterete ai live. Che tipo di spettacolo state preparando?

Nix: Prima di tutto, abbiamo la fortuna di aver già condiviso tanti palchi insieme, quindi la sinergia c’è ed è forte!

Lo spettacolo su cui puntiamo di più è quello con Dj Menazone, che va ben oltre il classico “premi play e rappiamo”: Mena è un maestro nell’inserire campioni all’interno delle produzioni, creando qualcosa di unico che si può vivere solo dal vivo. Tra un pezzo e l’altro, spesso introduce spezzoni di brani o produzioni che accompagnano il pubblico da una traccia all’altra in modo fluido e naturale, senza forzature.

Io e Il Contagio amiamo proporre un live serrato, senza quei silenzi spaccaminchia tra una canzone e l’altra come fanno alcuni rappers. Ci piace che ci sia un tappeto musicale dai ritmi elevati.

La domanda arriva a metà! Potete fare una piccola presentazione? Chi è Il Contagio? E Chi é Nix?

Nik: Vengo dalla provincia, ma da quella vera: incastonata tra le montagne, dove l’hip hop ho dovuto inventarmelo da solo.

Per me viverlo significava trovarmi con due amici e pochi altri a fare freestyle o accompagnare i writer a scassare i treni in stazione, gasandomi anche solo nel fargli da palo… Organizzavo eventi per provare a creare una scena, anche se una massive vera e propria non c’è mai stata.

La maggior parte dei miei soci è fuori da queste dinamiche, ma se c’è l’occasione di supportarmi, lo fanno senza esitazione.

Per questo sorrido quando sento parlare di “provincia” da chi vive a un passo da una grande città. Io ho dovuto costruirmi tutto da zero, cercare contatti altrove, ad esempio a Lecco, e questo mi ha portato a stringere amicizie importanti, come quella con Il Contagio. Quindi direi che, alla fine, tutto il male non viene per nuocere.

A livello musicale, i miei primi progetti ufficiali sono usciti tardi, ma faccio rap da più di dieci anni.

Il Contagio: Posso dire di fare musica da tantissimo tempo: prima con il basso, poi, una volta appese le quattro corde al chiodo, con il microfono.

Anche io di provincia, come diceva poco da Nix, o meglio, dalla piccola città: Lecco e la sua pioggia, Lecco e il suo centro deserto, Lecco e le sue strade strette, in cui ti orienti guardando le montagne.

Ho iniziato con NDP Crew, un collettivo che, nel suo periodo di massima espansione, era composto da 9 membri infottatissimi. Con loro ho cacciato fuori mixtapes, Ep e un album… e soprattutto una sfrega di eventi, 9 anni di serate dedicate a nostro fratello Mamadou, che ci ha lasciati troppo presto.

Negli anni la fiamma di molti dei miei fratelli si è spenta, alcuni non sono nemmeno più fratelli; sono però grato per quel periodo, che mi ha formato e mi ha insegnato il rap e l’hip hop.

Grazie al ciclo di eventi, poi, abbiamo plasmato non pochi degli mcees e dei deejays della zona di LC. Anche se in pochi sono così umili da ammetterlo, ad oggi.

Successivamente, ho continuato il mio percorso artistico come solista, con alle spalle il master Menazone e dietro le macchine NicoFuzz, dalle mani del quale passa tutta la musica che faccio uscire negli ultimi anni.

Sono Il Contagio e sono stato assemblato principalmente dal jazz e dal rap East coast della Golden age.

Il disco esce come Il Contagio e Nix. Come mai non avete scelto un nome di gruppo?

Il Contagio: Al nome, ammetto, ci abbiamo pure pensato. Poi la scelta è stata di voler dare spazio alla specificità di ciascuno, al sound e alle barre che ci caratterizzano come artisti a sé stanti.

Ciò è in coerenza con il fatto di aver voluto inserire, all’interno di questo Ep, una canzone solista per ciascuno: la mia “Jim Morrison”, prodotta da NicoFuzz, e “Rappare a Brooklyn” di Nix, prodotta dal buon Attarus.

Come a dire: questo prodotto discografico è una join venture, ma andate ad ascoltare anche i viaggio individuali che ci hanno portato fino a qui.

Quali sono i valori che condividete?

Nix: Io e Il Contagio abbiamo più o meno la stessa visione del mondo. Siamo entrambi contro ogni forma di discriminazione … come tutti dovrebbero essere, nell’ambiente dell’hip hop!

Amiamo la musica a 360°, anche al di fuori del rap, e condividiamo la passione per il buon vino e la buona cucina — dopo ogni trasferta ci scappa sempre una mangiata epica, con bevuta annessa! E ovviamente, tifiamo per le squadre delle nostre città.

Quali sono i pezzi a cui siete più legati del disco? E perché?

Nix: Per quanto mi riguarda, “Tutto è Fermo” è quella che sento più mia. Non solo perché è una collaborazione importante, cosa che ovviamente mi lusinga, ma perché ogni volta che l’ascolto mi gaso davvero, ed è raro che succeda con i miei pezzi.

Di solito sono molto critico con me stesso, penso sempre che potrei fare di più, tanto che litigo con me stesso prima di decidermi a registrare o pubblicare un brano.

Questo pezzo parla a Dio, e mi riporta a un ricordo preciso: mio padre, che non è mai stato un credente (anzi, per nulla), mi portò a confessarmi prima della cresima, giusto per accontentare i nonni.

Mi disse: “Ricorda che per essere una buona persona, a volte basta parlarsi da soli ed essere sinceri con sé stessi e con gli altri.” Questo insegnamento me lo sono sempre portato dentro, e il testo del pezzo ne è la prova.

Il Contagio: Ti direi “Jim Morrison” perché è il mio pezzo solista, dove ho vomitato tanto del disagio che ho vissuto anni fa, ma sarebbe banale.

Ti dico “Postverità”, per una questione più di suono che di penna: il pezzo, a mio avviso suona bene! Amo i synth di Jambè, amo mi è uscito il ritornello, amo tutte le strofe: quella di Nix, quella del master Fu Kyodo e pure la mia.

Rispetto a quando avete iniziato voi, com’è cambiata la scena Hip Hop?

Il Contagio: Mi vengono in mente tante cose, non senza un pizzico di nostalgia…

Quando ho iniziato io non rappava nessuno e in pochissimi si filavano l’hip hop, men che meno quello italiano. Erano i primi anni 2000, una sorta di Grande Depressione per il movimento, dopo i precedenti fasti, in cui questa roba appariva anche in TV. Dicevo “Colle Der Fomento” e mi rispondevano “chi???”.

Anche il vestiario hip hop era quasi inesistente, per lo meno a Lecco: camminare con indosso i pantaloni baggy era come uscire dalla riserva indiana, ti squadravano come un diverso.

Giuro che qualche vecchietta ha pure cambiato marciapiede, alla vista del giovane Contagio con il cappuccio! La questione della produzione musicale, poi, tutta diversa: si stampavano i dischi e, con grossa fatica, si vendevano alle poche jam e ai pochi eventi…

Poi c’è stata un’apertura, ho visto aumentare il numero di persone che ascoltavano il rap. Dicevo “Mistaman” e questa volta mi rispondevano “si lo conosco, spacca”! Di pari passo, è cambiata anche la percezione del vestiario e la diffusione delle canzoni, che si è spostata sempre più verso internet.

A tal proposito, i social network hanno avuto un ruolo fondamentale nel mettere in connessione gli hip hoppers e nell’aumento della platea: MySpace, Facebook, Instagram… Pure i siti peer-to-peer per scaricare la musica, in un certo senso. A dirla ora sembra la preistoria, mannaggia!

Quindi, ho visto: prima la nicchia, poi l’esoansione e infine… la degenerazione. Oggi ci sono tante cose che snaturano l’hip hop nella sua essenza: la trap suonata in modo ignorante, mcees senza poesia, djs da stop-play e basta. La sensazione è quella di bere qualcosa di annacquato.

E, soprattutto: tutti, ma proprio tutti, si improvvisano players nel mondo dell’hip hop! Per fortuna poi spesso smettono! (ride)

E bada bene che non parlo di breaking e di writing perché non mi sento in grado, ma anche lì ci sarebbero dei discorsi da fare.

Cosa vi spinge a fare rap?

Nix: Prima di tutto, per esigenza. Ho bisogno di tirare fuori qualcosa e lasciare una traccia del mio passaggio su questa terra, per chiunque voglia sapere chi , o chi era, Nix.

Per questo calibro sempre bene quello che scrivo: potrei pubblicare molta più musica, ma spesso considero certi pezzi non all’altezza e li lascio nel cassetto.

Rappare le mie strofe e vedere la gente che si prende bene mi dà energia, mi libera dallo stress e mi fa dimenticare per un attimo i problemi della vita quotidiana. Viviamo di vibrazioni, ed è giusto assecondarle.

Federico

Steek nasce in un piccolo paesino della Sardegna negli ’80 per poi emigrare con la valigia di cartone e una sfilza di dischi hip-hop nella capitale. Durante la seconda metà degli anni ’90 viene folgorato dalla cultura hip hop in tutte le sue forme e discipline, dapprima conoscendo il rap Made in USA, arrivando poi ad appassionarsi al rap Made in Italy grazie ad artisti storici, quali: Assalti Frontali, Otr, Colle der fomento, Sangue Misto e molti altri. Fondatore della page “Il Rappuso” che lo porta a collaborare con tutta la scena rap underground italiana, mette la sua voce e la sua esperienza al servizio di LOWER GROUND con la trasmissione che prende il nome dalla sua creatura “IL RAPPUSO”.

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