M.Bod e la nuova mostra a Milano: “non mi sento un artista, ma una persona al servizio dell’arte”

“Io due parole su questa mostra le spenderei”
Queste sono state le parole di MrSeyo quando, qualche giorno fa, mi ha messo al corrente di un bellissimo evento organizzato da Twins Events a Milano.
Ed eccoci qui su IlRappuso a parlare di “Quaranta > 40 > 20139“, il nome della mostra che raccoglie le opere di M.Bod, storico writer classe ’75 della Brianza.
Per l’occasione ho chiesto sempre MrSeyo di essere messa in contatto con Bod, al quale ho chiesto immediatamente di fare un piccolo riassunto del suo background.
Per maggiori informazioni sulla mostra potete direttamente scrivere in privato a Bod.
Il 7 maggio, inoltre, la mostra chiuderà con il Djset d’eccezione. Scopri con chi leggendo l’intervista.

Domanda più banale della terra, ma essenziale. Su Il Rappuso abbiamo tantissimi lettori giovani. Molti di loro sono qui per capire, informarsi, studiare. Ti chiedo scusa se la domanda potrebbe apparirti ripetitiva considerando il tuo storico. Ti andrebbe di raccontare brevemente chi sei artisticamente in modo da “contestualizzarti”?
Nasco in Brianza da una famiglia Italo-Francese e, da che ho memoria, traffico con lettere e immagini, sono un semplice appassionato di comunicazione e arti visuali.
Sin da ragazzino ho cercato di trasformare questa passione in una professione, studiando e buttandomi in 1000 progetti. Molte delle mie connessioni nascono dallo skateboarding, fine 80 primi 90 quando ho cominciato era (e lo è ancora oggi) uno degli ambienti più sani e variegati nel quale crescere. Il primo vero incontro con alcuni amici, la grafica e la musica avviene in quegli anni, il rap e in parallelo il writing sicuramente hanno influenzato tanto il mio percorso.
Nel 97 fondo con Ape e gli altri soci il collettivo B. Clik Rinascenza e iniziamo pubblicare i primi demo, poi dischi e soprattutto a suonare tanto in giro. Con Gasto e Hash2 apro Question Mark, ink#!?, con loro e poi con altri ho seguito tanti progetti di Ape, Mastino, Bean, negli ultimi anni ho stretto collaborazioni con Sandro Su’, Gio Lama, Seyo, illside, Dizzle, Clone, Deejay Park DariMc, Catta e molti altri…
In mezzo ci sono stati progetti molto impegnativi come il primo disco di Night Skinny o la co-produzione con Bugs Kubrick (Luca Barcellona) e Clone di “The Grip Tape” o ancora di prossima uscita con FedeDSM di “Restauro: l’appalto Grumvaski”, tante copertine, video, tante soddisfazioni e altrettante delusioni…
Da qualche tempo per non farmi mancare niente sono tornato a suonare un po’ in giro con il Gruppo Vacanze Morgante (Ape, MRSeyo, ill Papi, Ill Side, Guzman, Posaman e Lara Bordoni), ma questa è un’altra storia …

Passiamo ora al motivo per cui siamo qui. Come è nata la collaborazione con Twins Events?
Da anni uno dei miei posti preferiti a Milano è il Pause Caffè un baretto in Ozanam che mi ha sempre dato pace (e anche un sacco di sbornie) li ho conosciuto Sara (la boss di Twins Events) durante una mia mostra di qualche anno fa.
Qualche settimana fa Sara mi disse di avere a disposizione, per il fuori salone, quest’area all’interno di Palazzo Gabetti a Milano e di voler creare un evento con dei miei lavori.
Avevo voglia di chiudere questa “mini retrospettiva” che mi porto avanti da un po’ e che implemento di volta in volta. Quindi le cose hanno combaciato e grazie ad Elena (hash2) in tempo zero abbiamo organizzato allestito e inaugurato.
Come si chiama la mostra e che tipo di lavori personali hai deciso di esporre?
La mostra si chiama “Quaranta > 40 > 20139” diciamo che il nome è un modo per dare delle coordinate …
Lo spazio da riempire era veramente grande quindi ho portato una serie di carte da parati realizzate durante le mie partecipazioni a “36 days of type” una open call dedicata al tipe design.
Non potevano mancare alcune copertine di dischi e lavori collegati come poster ecc. Ovviamente ho portato quasi tutte le Tavole da skate realizzate per FVTVRA skateboards e alcuni nuovi progetti in uscita come il poster Franch Touch di prossima uscita e sempre di prossima pubblicazione la nuova edizione italiana di “Orwell 1984”
Il 7 maggio la mostra chiuderà con un evento con DJ Rash (Lords of Vetra) ai piatti.

All’interno della mostra ci sono alcuni lavori che hai odiato. Come mai questa scelta?
Più che qualche esempio, è interessante capire perché si arriva ad odiare qualche cosa che si ama fare …
Da sempre ho amato la parte collaborativa del mio lavoro, pur essendo spesso un “one man band” quando lavoro nei progetti di altri mi piace conoscere tutto, dalla genesi alle soluzioni per arrivare al risultato. Questo ti porta a dare “parti di te” in termini di tempo, sentimenti ecc.
Spesso le energie e le emozioni che si mettono in un progetto, hanno valori e scopi diversi per le persone con le quali collabori e la cosa porta a inevitabili scontri…
Ecco quelli scontri che le persone non vedono, l’utente vede solo l’opera finita, spesso mi hanno fatto odiare alcuni lavori, ma alla fine amore e odio vivono sempre in tutte le cose che facciamo, l’importante è trovare un equilibrio li in mezzo.

Il web ha rivoluzionato l’informazione, la comunicazione, l’accesso a biografie e lavori. Tu sei anche un grafico, quindi hai una visione ben solida del mondo di oggi. Nonostante tutto questo .,. quanto è importante “esporre” le proprie opere per un artista?
Parto dal presupposto che io non mi sento un artista, ma una persona al servizio dell’arte e di chi la fa, se qualcuno mi definisce artista, mi fa piacere, ma io non lo so fare.
Il web, ha senza dubbio cambiato tutto, ricordo quasi tutti le prime volte che si navigava, vederci delle potenzialità folli ed in effetti così è stato. Mi colpì un amico più grande che fine 90 mi disse il problema domani sarà “l’over sulle info alle quali potremo accedere”, cazzo come aveva ragione…
Oggi, per assurdo, in automatico io come molti altri abbiamo scelto di esserci senza impazzire, usarlo per la cosa basica ovvero divulgare i propri lavori … ma esporre il proprio operato resta la cosa più importante, come fare un live per un MC.
E’ il momento nel quale vedi con i tuoi occhi la reazione della gente davanti a quello che fai e vedi cosa lascia e soprattutto senti cosa arriva a te.
La cosa bella, parlando con gli utenti delle mostre, è scoprire di aver toccato delle corde in loro, vedere una persona che si commuove o ride quando racconti una delle tue storie bislacche in merito ad un’opera è una cosa che mi riempirà sempre il cuore.
…quando arriva il momento penso sia fondamentale esporsi.

Esco un attimo fuori tema rispetto alle domande che mi ero prefissata. Qual è il tuo punto di vista sul “writing” e sull’arte di strada che entrano nei “musei” e nelle mostre? Perdono di valore se decontestualizzate o si tratta di un modo per preservarle?
È una conseguenza dalla quale non si può e non si deve scappare. È come lo skate alle Olimpiadi, la gente si è innamorata delle stesse cose che noi amiamo da anni e le vuole vedere e in un certo senso vivere.
Recentemente sono stato al Mudec a Milano a vedere tra gli altri le opere di un mio caro amico e ho visto degli artisti che arrivano dal writing più “classico” in esposizione con una evoluzione del loro lavoro, non ci ho visto un “addomesticamento” e neanche una forzatura.
Poi oh, a me piace il vandalismo e lo street skating e per fortuna non saranno i musei o le gare internazionali a togliere dignità e vita a quelle realtà.
Anzi secondo me semplicemente ci saranno più realtà diverse e più competizione per migliorarsi. Certo in quell’ambiente patinato girano più soldi, ma li sta a noi sapere a che gioco stiamo giocando, chi dipinge o fa qualche cosa solo per passione personale (o malattia) continuerà a farlo fottendosene di stare nei musei.
Siamo in tanti e c’è spazio per tutti. Basta prenderselo …